Non sappiamo con certezza quando fu introdotta la canapa nel nostro mandamento; certamente la sua coltivazione era praticata più di 700 anni fa. Infatti in un documento del 1290, custodito nell’Archivio del Comune di Montagnana, le autorità proibivano di metterla ad asciugare in luoghi frequentati dal pubblico per evitare i disagi che il cattivo odore procurava ai passanti.

All’inizio del XV secolo Venezia conquistò grandi spazi nell’entroterra veneto. Anche il Montagnanese, fin dal 1405, divenne dominio della Serenissima, la quale aveva bisogno di terreni che potessero ospitare ampie colture di canapa, necessaria per realizzare i cordami e le vele delle sue navi. Già dal 1412 essa si interessò alla produzione di questa fibra a Montagnana, dove fu costruito un magazzino-deposito (la “tana”), al quale i coltivatori erano obbligati a consegnare il prodotto prima del trasporto a Venezia, praticato per via d’acqua attraverso il Frassine.
Nel 1455 la Serenissima inviò i patrizi Nicolò Tron e Giovanni Moro per promuovere nei distretti di Montagnana e Cologna Veneta la coltivazione della canapa. Essi chiamarono molti uomini dalle “ville” di Megliadino (allora S.Fidenzio e S.Vitale erano un unico comune), Casale, Urbana, Saletto, S. Margherita e Merlara. Diedero quindi ordine che si realizzassero le opere idrauliche necessarie e stabilirono l’ubicazione dei maceratoi: ce ne dovevano essere due pubblici per ogni “villa”.
Cologna e Lonigo furono obbligate a dare l’acqua necessaria quando la pianta tessile doveva essere messa a macerare. L’acqua di cui si parla è quella che dal Frassine arrivava nei comuni del Montagnanese per mezzo del Fiumicello.
La coltivazione della canapa continuò qui anche nei secoli successivi. Il Meneghini scrive di Megliadino: “La canapa riesce qui della miglior qualità, e i paesani fanno grande lavorio e smercio dei cannicci per i bachi da seta. Il Comune possiede 600 campi, le cui rendite devolve in pagamento delle imposte erariali”. (A. MENEGHINI, Padova e sua provincia, Padova 1861, p.262)
E il Pasqualigo, nel suo libro “Di Megliadino San Vitale e Megliadino San Fidenzio”, pubblicato nel 1883, afferma: “Essendosi addimostrato Megliadino il paese della canapa per eccellenza, così la sua coltivazione andò ogni giorno più estendendosi, fruttando a modo da dover essere calcolato anche oggidì il cespite principale del suo commercio”.
Fino a cinquant’anni fa anche i meno abbienti a Megliadino San Vitale e nei paesi limitrofi riservavano ogni anno un pezzetto del loro fondo per seminare la canapa ad uso famigliare. In molte case contadine c’era un telaio col quale si tessevano stoffe per confezionare lenzuola, tovaglie, capi di vestiario, sacchi.